La Valutazione Funzionale
di Stefano Carbonieri
La preparazione sportiva quando vuole essere razionale e scientifica non può non tenere conto dell’aspetto della valutazione dell’atleta (agonista o amatore che sia) sia per ottimizzare l’impegno svolto sulla bici in termini prestativi, sia per trarre il massimo beneficio fisico dalla pratica realizzata in termini di benessere.
La valutazione non è una visita medico-sportiva che ha l’obiettivo di accertare le condizioni fisiche idonee e attinenti ad una determinata pratica motoria,
ma è un approfondimento in termini di misurazione e osservazione di quelli che sono parametri fisici e muscolari che
determinano la qualità della prestazione.
Prestazione che può essere agonistica (ricerca di risultati e della max prestazionalità) oppure non agonistica (ricerca di benessere e di equilibrio psico-fisico nella pratica motoria). In
entrambi i casi la valutazione razionalizza e indirizza scelte e metodi di preparazione e di allenamento in funzione di uno o dell’altro.
Nella pratica agonistica quindi la valutazione funzionale è una misurazione di parametri fisiologici utili se non indispensabili ad ottimizzare il processo di preparazione volto ad ottenere miglioramenti consistenti e duraturi in una disciplina, miglioramenti preventivati e non casuali riscontrabili in un periodo preciso per concretizzare e finalizzare un intero processo di addestramento e allenamento.
La pratica costante porta miglioramenti e progressioni anche senza valutazioni e misurazioni ma se non è inquadrata in un progetto organizzato e misurato, queste evoluzioni rischiano di essere casuali,non preventivabili e non durature.
Se la scelta sportiva è un passatempo allora non c’è problema e non ci serve una valutazione, ma se è una passione alla quale dedichiamo tempo denaro e … obiettivi allora vale la pena riflettere.
A quanti è capitato di sentirsi in gran forma in un dato periodo con la gamba in presa tonica e a catena tesa, magari in periodo iniziale o comunque lontano dagli obiettivi preventivati, lasciando presagire distruzioni di asfalto e VAM fantastiche, e poi nel più bello al clou della stagione sentire che la gamba risultava impastata lenta e appesantita, inficiando in parte o del tutto le velleità sportive del periodo ?
Oppure applicarsi e fare tanti km però i miglioramenti non sono di entità e di consistenza come quelli di altri facendovi perdere fiducia in voi stessi ?
Più si sale di livello e più importante e necessaria risulta la valutazione della propria consistenza fisiologica, per meglio indirizzare le pratiche allenanti, per scegliere le pratiche di addestramento, per definire le intensità ottimali ecc.
I Concetti Salienti della Valutazione
Di cosa si tratta ?
Una valutazione funzionale necessita di un sistema riproduttivo della pedalata, una analisi della frequenza cardiaca costante, la rilevazione del consumo di ossigeno e la lettura della potenza prodotta in unità di watt.
La frequenza cardiaca ci indica lo stato dei lavori da un punto di vista fisiologico, inquadra la risoluzione del costo energetico in termini di adattamento superficiale e di lettura metabolica; è un parametro importante e di grande rilievo sul campo ma non ci fornisce da solo il quadro complessivo del motore e del potenziale a disposizione.
Il consumo di ossigeno è il dato più importante per capire la potenzialità della persona, ci indica il suo modo di leggere lo sforzo e la sua compromissione fisiologica in relazione all’intensità della prova, fornendoci i valori di residui potenziali da scovare tramite la preparazione.
Ad esempio ad un soggetto in un test incrementale a step di 90” con variazioni di 30watt viene riscontrato un valore di soglia anaerobica di 260watt con una fc di 168bpm e un consumo di ossigeno di 43ml O2/kg/min mentre a fine test presenta una fc di 185 corrispondente a 290watt e un consumo di O2 di 55ml/kg/min ; in tal caso il residuo potenziale (il differenziale tra il valore di soglia e quello sub max) è di 30watt in termini di potenza (non molto) ma di ben 12ml O2/kg/min che in termini prestativi sono tutt’altro che trascurabili.
Il differenziale di fc e valori di potenza tra intensità di soglia e quella massimale è rispettivamente del 9.1% e del 10.3 % e questo indicherebbe poco residuo potenziale, ma non sono questi i parametri fondamentali ma il consumo di ossigeno.
Questo è un dato che in uno sport come il ciclismo o il podismo determina un peso atletico e motorio molto importante. Maggiore è la differenza tra consumo di ossigeno alla soglia e quello sub massimale è maggiore è la riserva potenziale da potere estrapolare con un lavoro concreto e indirizzato.
Il preparatore ha quindi a disposizione più del 20% di riserva potenziale da estrapolare dal dato sub max di potenza metabolica (il VO2 max) a fronte di un differenziale prestativo in watt (potenza meccanica) del 10%.
La reale e concreta analisi razionale riguarda la potenza metabolica e quindi la lettura dell’andamento del rapporto tra fc e VO2, mentre fc e watt sono dati da campo importanti ma non esaustivi del livello di forma e di sostanza dell’atleta.
Altro dato fondamentale per il ciclista è la soglia anaerobica che è un parametro identificativo della zona di transizione aerobica-anaerobica dove si inizia ad accumulare acido lattico e quindi la funzionalità muscolare comincia a ridursi e a perdere potenziale di azione.
Per atleti fondisti l’obiettivo è lavorare spostando la soglia verso intensità di esercizio più alte (questo in parte dipende dal VO2 max e in parte dalla tecnica), intraprendendo quindi vie metodologiche adeguate a “spingere” il valore verso l’alto.
Migliorare quindi vuol dire portare la soglia ad intensità di esercizio più alte con valori di fc gestibili più alti e aumentare il consumo di ossigeno.
Ad esempio a febbraio un atleta viaggia in termini di soglia a 240watt con fc di 170 e 47ml O2 , mentre lo ritroviamo a giugno con questi parametri da crociera: soglia a 280watt fc 174 e 52ml O2.
In questo caso il lavoro svolto ha estrapolato residuo potenziale e ha permesso di migliorare almeno in termini fisiologici con una fc di lavoro in zona mista più alta, maggiore potenza meccanica espressa e aumento di consumo di ossigeno.
In altri termini il nostro atleta a giugno se pedala all’intensità di soglia di febbraio lavora tra il fondo medio e il fondo veloce, quindi ha spostato il proprio limite metabolico.
Per atleti da prove brevi il valore di soglia non è il parametro più importante anche se rimane un riferimento di condizione generale, ma ci si concentra maggiormente sull’area anaerobica e su quella mista, e al contrario del fondista deve lavorare con il lattato, imparare a tollerarlo e insegnare alla propria muscolatura a mantenere la funzionalità anche quando le fibre muscolari sono verdi dall’accumulo di acido.
In questo caso si sviluppano protocolli di test a blocchi dove a intensità medio-alte poi alte e poi submassimali si pedala per 3-5’ e si procede alle misurazioni di watt, consumo di ossigeno fc e prelievo del lattato, per valutare la produzione e l’accumulo e quindi estrapolare le intensità lavorative di esercizio per fornire con l’allenamento gli adattamenti necessari ai distretti muscolari coinvolti.
Per atleti veloci che cercano lo spunto massimale è necessario non solo tollerare alte concentrazioni di La ma anche saperne produrre in grandi quantità, perché ampie quantità di lattato significa estensibilità e potenza del sistema anaerobico lattacido, che è il motore più significativo dei soggetti potenti e rapidi.
Si vede come dai test differenti proposti a soggetti differenti scaturiscono in seguito strategie allenanti differenti volte ognuna a ottimizzare il tempo dedicato alla preparazione in funzione dell’obiettivo scelto.
Con i dati alla mano si può procedere in termini razionali e analitici e si riesce a ridurre il margine di errore e questo è possibile solo attraverso una adeguata e precisa valutazione funzionale.